Piumini, Manzoni matto e i Promessi Sposi un plagio…

Gli stessi personaggi de “I promessi sposi” ritratti in un tempo precedente a quello del romanzo sono al centro de “La barba del Manzoni” di Roberto Piumini, libro che è un irriverente omaggio. C’è un richiamo al mondo d’oggi, tra malfattori e poveri vessati, tanti disonesti, meschini e arroganti. E fa capolino come personaggio anche Manzoni

Sempre tentiamo di essere felici, Sempre proviamo, con poche parole, a descrivere il mondo. Sempre alziamo il naso, in certe sere d’estate, a guardare la luna.

C’era una volta un grandissimo autore di libri per ragazzi… e c’è ancora. Storie, poesie, filastrocche, traduzioni, le sue specialità, e tanti titoli conosciuti ben al di là dei confini italiani. Con La barba del Manzoni (203 pagine, 15 euro), romanzo pubblicato nella collana di narrativa dell’editore Marietti 1820, Roberto Piumini, classe 1947, si rivolge a un pubblico potenzialmente molto più vasto rispetto a quello abituale dei suoi libri. E racconta una vicenda dai contorni già noti per moltissimi, ma dall’anima sottilmente spassosa, che culmina in un ultime pagine rivelatrici che strappano più di un sorriso.

Un po’ prima dei… Promessi sposi

Piumini restituisce un sapido racconto, la cui vicenda dura pochi giorni, in un piccolo centro contadino, con gli stessi personaggi de I promessi sposi; ritratti in un tempo precedente a quello del romanzo, in molti casi con le stesse caratteristiche di sempre: un pavido don Abbondio, dei già affettivamente vicini Renzo e Lucia (sentimenti ancor taciuti, smozzicati, con lei meno ingenua dell’originale), sebbene poco più che adolescenti, i bravi (che quasi si prendono la scena, con bagordi fino a tarda notte e quasi con dispute religiose, anzi strumentalizzazioni), il Griso, un giovane e prepotente don Rodrigo, un già coraggioso fra Cristoforo. Giusto Perpetua si mostra più femminile e scanzonata. I capitoli e l’andamento, rispetto al capolavoro manzoniano, sono un po’ omaggio, con citazioni fra le righe, e un po’ irriverenti. Tanto più che, fra i personaggi, finisce per far capolino lo stesso Manzoni (non alla Ginzburg, non alla Pomilio…). Chi non l’ha mai digerito avrà una piccola… rivincita. Manzoni, che ha una «barba buia compatta», è uno scultore specializzato in statue del Cristo, non ha tutte le rotelle a posto e finirà in… manicomio.

Che postfazione!

C’è un richiamo al mondo d’oggi in questo libro: ci sono malfattori e poveri vessati, tanti disonesti, non meno violenti, meschini e arroganti. Nell’ironica e gustosa postfazione anche Piumini si rivolge a «venticinque lettori», svela il motore di questa storia – nata come per un senso di giustizia rispetto alla verità usurpata nei secoli, a causa di «menzogna, impunità e ingenuità» «molti avidi e omertosi editori» – e annuncia almeno un paio di altre simili operazioni, contro i miserevoli plagi di lestofanti.

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